N. 16 - 2 October 2007
numero 16
2 Oct 2007

n. 16 - 2 ottobre 2007

In questo numero:
Limitazioni all'uso della nimesulide
Niente decongestionanti nasali sotto i 12 anni
L'importanza della farmacovigilanza nei paesi in via di sviluppo

1 Limitazioni all’uso di nimesulide

Dopo la segnalazione di gravi alterazioni epatiche e il ritiro dal commercio in Irlanda (vedi ReA online n. 7-2007 e n. 11-2007) l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) ha fatto chiarezza sull’uso della nimesulide, ponendo limiti precisi che si possono così riassumere:
  • uso del farmaco mai superiore ai 15 giorni
  • numero massimo di 30 compresse o bustine per confezione
  • dosaggio massimo: 100 mg x 2 al giorno (come indicato già nella revisione dell’EMEA del 2004)
  • indicazioni: trattamento del dolore acuto a breve termine, trattamento sintomatico dell’osteoartrosi dolorosa, trattamento della dismenorrea primaria (come indicato già nella revisione dell’EMEA del 2004).

Queste limitazioni diventeranno operative dopo l'approvazione della Commissione Europea.
La decisione dell’EMEA giunge a conclusione del processo di revisione dei prodotti medicinali a base di nimesulide iniziata nel maggio 2007 dall’Irlanda in seguito alla segnalazione di un certo numero di casi di epatiti gravi. L’EMEA ha preso visione di tutte le prove disponibili e ha concluso che il profilo beneficio/rischio del farmaco è ancora favorevole, ravvisando però la necessità di introdurre le limitazioni d’uso e di informare medici e pazienti del rischio di possibili eventi avversi a carico del fegato.
L’AIFA, che ha monitorato costantemente il profilo di sicurezza della nimesulide e condurrà ulteriori approfondimenti su eventuali azioni aggiuntive a livello nazionale, ricorda che i medici, nel prescrivere il medicinale, devono tener conto del profilo complessivo di rischio del farmaco e delle caratteristiche del paziente.

In pratica
La nimesulide deve essere dispensata solo dietro presentazione di ricetta medica, e non deve essere utilizzata per disturbi lievi che possono essere trattati con farmaci che non necessitano di ricetta medica.
Non è noto il meccanismo con il quale la nimesulide causa il danno epatico: è opportuno pertanto prescrivere il farmaco con le dovute cautele e secondo quanto indicato dall’EMEA (vedi sopra).
Ogni reazione avversa va segnalata alla Rete nazionale di farmacovigilanza, per cui si invitano gli operatori sanitari a una maggiore attenzione in questo senso.

Per saperne di più
Comunicato stampa dell’AIFA
Domande e risposte

2 Decongestionanti nasali vietati sotto i 12 anni

Il provvedimento che limita l'uso dei decongestionanti nasali è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Sulla base delle segnalazioni ricevute dalla Rete nazionale di farmacovigilanza l’AIFA ha adottato un provvedimento restrittivo il 7 luglio scorso che vieta l’uso dei decongestionanti nasali simpaticomimetici sotto i 12 anni (vedi anche ReA 2007;(2):6 e ReA 2007;(4):1).
Le reazioni a carico di cute (eritema, eruzioni cutanee), del sistema nervoso centrale (ipotonia, contrazioni muscolari involontarie, iporesponsività, torpore, atassia, sonnolenza o all’opposto eccitabilità), dell’apparato cardiovascolare (bradicardia) e respiratorio (dispnea, edema della faringe) non sono frequenti ma possono essere gravi. E' stato documentato che questi farmaci vengono spesso prescritti ai bambini per indicazioni che vanno dalla rinite all’otite catarrale, dalla sinusite acuta alla faringite, condizioni per le quali le prove di efficacia sono molto scarse a fronte del rischio di reazioni avverse gravi.

In pratica
Non è più autorizzato l’uso di decongestionanti nasali nei bambini sotto i 12 anni di età; sulle confezioni in vendita è stata apposta un’etichetta evidente che indica tale limitazione. I medici e i pediatri in particolare devono informare i genitori (considerato che si tratta per lo più di farmaci da banco) dei possibili rischi in caso di uso nei bambini. Anche i farmacisti devono far presenti i possibili rischi a un genitore che chieda il farmaco per i propri figli.

Per saperne di più
Nota informativa importante

3 La farmacovigilanza del Terzo mondo

L’aumento delle prescrizioni e della disponibilità di farmaci nel terzo mondo non si accompagna allo sviluppo di sistemi adeguati di farmacovigilanza. Ciò potrebbe portare a importanti conseguenze per la salute. E’ quanto sostiene in un editoriale pubblicato sul British Medical Journal il professor Munir Pirmohamed del Dipartimento di farmacologia dell’Università di Liverpool, insieme ad alcuni colleghi del Ghana.
A differenza dei paesi occidentali, nei quali la farmacovigilanza è quasi ovunque attiva anche se con risultati e sensibilità diverse (il 96% dei paesi ha un sistema di farmacovigilanza), solo un quarto dei paesi in via di sviluppo ha una rete a ciò dedicata.
A causa delle diverse condizioni ambientali, genetiche e di malattia, e dei diversi comportamenti e tradizioni non è possibile attribuire automaticamente i dati della farmacovigilanza dei paesi occidentali a quelli in via di sviluppo. L’obiettivo è quindi sensibilizzare le autorità sanitarie dei vari paesi alla farmacovigilanza, creando reti locali che raccolgano le segnalazioni di reazioni avverse. Questo si scontra con tre difficoltà al momento di non facile soluzione: la mancanza di risorse (nella scelta se destinare soldi a una campagna di vaccinazione dei bambini o a un sistema di farmacovigilanza i paesi del terzo mondo non hanno dubbi nello scegliere la campagna vaccinale), la mancanza di infrastrutture (come dimostra anche l’esperienza italiana la costituzione di una rete nazionale è la base di partenza per realizzare un sistema efficace) e la mancanza di esperti ed esperienza al riguardo.

In pratica
La consapevolezza dell’importanza della farmacovigilanza si raggiunge dopo la soddisfazione dei bisogni di salute, in particolare la disponibilità e uso dei farmaci. Poiché le stesse aziende farmaceutiche hanno dimostrato recentemente una maggiore disponibilità verso l’apertura ai mercati dei paesi poveri con riduzione delle barriere economiche, ci si può attendere l'aumento di reazioni avverse che andrebbero identificate, trattate e segnalate. Diventa quindi importante che le autorità sanitarie dei paesi occidentali collaborino con i paesi del terzo mondo per trasferire competenze e conoscenze importanti per sviluppare a livello locale sistemi adeguati di farmacovigilanza.

Bibliografia
Pirmohamed M, Atuah K, et al. Pharmacovigilance in developing countries. Brit Med J 2007;335:462

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