N. 53 - 25 November 2009
numero 53
25 Nov 2009

n. 53 - 25 novembre 2009

In questo numero:
Oseltamivir
e disturbi del comportamento
I rischi degli antibiotici in gravidanza
Fibrosi sistemica nefrogenica da gadolinio

1 Oseltamivir con cautela sotto i vent’anni

L’uso dell’oseltamivir per l’influenza nei soggetti con meno di 20 anni richiede cautela perché sono stati segnalati potenziali anomalie del comportamento dopo la sua assunzione.
A segnalare il rischio è un articolo di commento apparso su Lancet a nome del gruppo Cochrane che si occupa di quest’area di revisioni sistematiche.
I maggiori dati vengono dal Giappone dove si è usato finora il 75% della produzione mondiale di oseltamivir. Al riguardo sono stati condotti in Giappone due studi prospettici di coorte, uno su 2.846 adolescenti ha rilevato una maggiore incidenza nei trattati di anomalie del comportamento, mentre il successivo su oltre 10.000 bambini avrebbe smentito tale associazione.
D’altra parte la revisione Cochrane del 2006, che riportava una maggior incidenza significativa di vomito negli adolescenti e di nausea negli adulti, non ha trovato associazioni tra oseltamivir e disturbi del comportamento o decessi, che invece sarebbero stati associati in almeno 5 casi al farmaco secondo i dati di uno studio indipendente.
I dati dell’FDA riportano 2.275 segnalazioni di eventi avversi a oseltamivir dal 1999 a oggi, e il 34% di quelli gravi si verificava nei soggetti sotto i vent’anni. Il tasso di eventi avversi calcolato è di 0,43 per 10.000 prescrizioni di oseltamivir. La segnalazione più frequente riguardava anomalie comportamentali (145 casi sotto i vent’anni), la cui associazione con il farmaco non era però sempre chiara essendo attribuibile anche alla temperatura elevata o alla malattia stessa.

In pratica
L’aumento dell’uso di oseltamivir ipotizzabile con la nuova pandemia influenzale rischia di aumentare il numero di reazioni avverse al farmaco, specie nei bambini e adolescenti.
E’ importante che gli operatori sanitari segnalino tutte le reazioni avverse osservate e che la somministrazione dell’oseltamivir sia riservata a casi particolari, in soggetti a rischio nei quali il decorso dell’influenza potrebbe essere tumultuoso.

Bibliografia
Jefferson T, Jones M, et al. Possible harms of oseltamivir – a call for urgent action. Lancet 2009;374:312-3.

2 Quali antibiotici scegliere nel primo trimestre

Gli antibiotici in gravidanza possono causare difetti alla nascita, ma solo alcune classi sembrano coinvolte.
Lo sostiene uno studio di popolazione caso-controllo che ha analizzato retrospettivamente negli Stati Uniti 13.155 donne, i cui figli avevano avuto un difetto maggiore alla nascita, confrontandole con 4.941 donne con figli senza difetti alla nascita. I ricercatori analizzavano se nella storia delle gravide era presente l’assunzione di una terapia antibiotica da un mese prima dell’inizio della gravidanza fino alla fine del primo trimestre.
E' emerso che l’uso degli antibiotici aumentava e raggiungeva un picco alla fine del trimestre. Le sulfonamidi si associavano a diversi difetti maggiori (anencefalia, odds ratio 3,4, limiti di confidenza al 95% da 1,3 a 8,8; sindrome ipoplasica del ventricolo sinistro, odds ratio 3,2, limiti di confidenza al 95% da 1,3 a 7,6; coartazione dell’aorta, odds ratio 2,7, limiti di confidenza al 95% da 1,3 a 5,6; atresia coanale, odds ratio 8,0, limiti di confidenza al 95% da 2,7 a 23,5 e altre ancora) e così le nitrofurantoine (anoftalmia o microftalmia, odds ratio 3,7, limiti di confidenza al 95% da 1,1 a 12,2; sindrome ipoplasica del ventricolo sinistro, odds ratio 4,2, limiti di confidenza al 95% da 1,9 a 9,1; difetti del setto atriale, odds ratio 1,9, limiti di confidenza al 95% da 1,1 a 3,4 e altre ancora). Scarsissime erano invece le associazioni con penicilline (1 difetto), eritromicina (2 difetti), cefalosporine (1 difetto) e chinoloni (1 difetto).

In pratica
L’uso dei farmaci in gravidanza deve essere sempre oculato.
Nel caso degli antibiotici vanno somministrati solo in caso di reale necessità e indicazione, specie nel primo trimestre.
Qualora sia possibile (rispetto al tipo di batterio in causa) è meglio preferire penicilline, eritromicina, cefalosporine e chinoloni rispetto a sulfonamidi e nitrofurantoine che si associano più spesso a difetti gravi alla nascita.

Bibliografia
Crider K, Cleves M, et al. Antibacterial medication use during pregnancy and risk of birth defects. Arch Pediatr Adolesc Med 2009;163:978-85.

3 Niente gadolinio se il rene non funziona

E’ meglio evitare l’uso dei mezzi di contrasto contenenti gadolinio nei soggetti nefropatici. In sintesi è questa la raccomandazione dell’Agenzia europea dei medicinali (EMEA) per ridurre il rischio della rara ma grave fibrosi sistemica nefrogenica, una condizione di fibrosi che interessa cute, articolazioni, muscoli e organi interni in presenza di grave insufficienza renale.
Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia ha rivisto i dati sui mezzi di contrasto contenenti gadolinio usati negli esami di risonanza magnetica e li ha anzitutto suddivisi in tre categorie sulla base del rischio di dare una fibrosi sistemica nefrogenica:
  1. Ad alto rischio: Optimark®, Omniscan® Magnevist®, Magnegita®, Gado-MRT Ratiopharm®
  2. A medio rischio: Vasovist®, Primovist®, MultiHance®
  3. A basso rischio: Dotarem®, ProHance®, Gadovist®
Per i mezzi di contrasto ad alto rischio il Comitato raccomanda la controindicazione nei soggetti con gravi problemi renali, nei soggetti con trapianto di fegato e nei neonati fino a quattro settimane di vita e la necessità di una valutazione della funzione renale prima dell’esame.
Per i mezzi di contrasto a rischio medio o basso il Comitato suggerisce l’esecuzione degli esami di funzionalità renale prima dell’esame, evitandone l’uso in caso di insufficienza renale.
Secondo il CHMP se i mezzi di contrasto contenenti gadolinio vengono utilizzati secondo queste modalità il loro rapporto rischio-beneficio è ancora accettabile.
In pratica
Il ricorso ai mezzi di contrasto contenenti gadolinio deve essere fatto a ragion veduta, accertandosi prima che non ci sia un’insufficienza renale.
In caso di allattamento si consiglia l’interruzione dello stesso per almeno 24 ore dopo l’esame in caso di mezzi di contrasto ad alto rischio, mentre in caso di mezzi di contrasto a medio o basso rischio la decisione se interrompere o no l’allattamento andrà presa di comune accordo tra medico e paziente.
Per saperne di più
Il comunicato stampa dell’EMEA
Le domande più frequenti al riguardo

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