N. 44 - 15 May 2009
numero 44
15 May 2009

numero 44 - 15 maggio 2009

In questo numero:
Quoziente intellettivo e valproato
Le strane urine da propofol
Come usare le penne multidose per insulina

1 Valproato e quoziente intellettivo dei nascituri

Nelle donne in età fertile con epilessia il valproato non dovrebbe essere utilizzato, a meno che non vi sia resistenza agli altri farmaci. E’ la conclusione di uno studio osservazionale prospettico condotto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna che ha arruolato tra il 1999 e il 2004 donne gravide epilettiche in trattamento. L’obiettivo era confrontare a tre e sei anni di distanza dal parto il quoziente intellettivo (QI) dei nati, mettendolo in relazione con i vari farmaci impiegati (carbamazepina, lamotrigina, fenitoina e valproato). Ora viene pubblicata l’analisi ad interim dopo i primi tre anni.
In totale sono stati esaminati 309 bambini: quelli trattati con valproato avevano un quoziente intellettivo inferiore rispetto ai piccoli trattati con gli altri farmaci. Ciò era vero anche dopo la correzione per alcuni fattori di confondimento come QI della madre, età della madre, dose dei farmaci antiepilettici, età gestazionale al momento della nascita, uso preconcezionale di folati: il QI medio dei bambini esposti al valproato era 92 rispetto a 98 per gli esposti alla carbamazepina (p=0,04), 99 per gli esposti alla fenitoina (p=0,04) e 101 per gli esposti alla lamotrigina (p=0,009). Il quoziente intellettivo dei bambini era significativamente correlato a quello materno in tutti i casi esposti ai farmaci, tranne nei bambini esposti al valproato. L’associazione tra valproato e QI era dose dipendente.

In pratica
E’ noto che l’esposizione di feti animali ai farmaci antiepilettici ai dosaggi inferiori a quelli teratogeni comporta anomalie cognitive e comportamentali dopo la nascita. Pochi dati affidabili erano però finora disponibili sull’uso nella donna.
Poiché l’esposizione al valproato sembra correlata a un QI inferiore a tre anni dalla nascita e in attesa che siano disponibili i dati sul follow up finale a sei anni, il consiglio è di evitare l’uso di questo farmaco in gravidanza e di non prescriverlo come prima scelta nelle donne in età fertile.

Bibliografia
Meador K, Baker G, et al. Cognitive function at 3 years of age after fetal exposure to antiepileptic drugs. N Engl J Med 2009;360:1597-605.

2 L’uomo dall’urina verde

A vedere il colore delle urine di un uomo di 40 anni nella foto riportata nel sito di Lancet si può ben comprendere lo stupore dei medici e la preoccupazione dei familiari. Ricoverato da quattro giorni in terapia intensiva in seguito a un trauma cranico con ematoma extradurale poi evacuato, il paziente ha avuto un decorso complicato per problemi respiratori (era tenuto in ventilazione meccanica). Improvvisamente le sue urine sono diventate verdi. Tra le altre possibili cause, i medici che lo seguivano hanno pensato ai farmaci che prendeva: propofol, sufentanil e amoxicillina. E’ analizzando la letteratura che hanno scoperto che in effetti l’anestetico propofol può dare questa colorazione delle urine. L’interruzione della somministrazione ha portato in 24 ore al ritorno delle urine a un colore normale.

In pratica
Una volta escluse altre possibili cause (malattia di Harntup, biliverdina, pigmenti di piocianina da infezioni delle vie urinarie da Pseudomonas, intossicazioni) una colorazione verde delle urine deve far pensare all’uso di farmaci e in particolare al propofol. Il colore è dovuto a un cromoforo fenolico verde che è coniugato nel fegato ed escreto nelle urine.

Bibliografia
Leclercq P, Loly C, et al. Green Urine. Lancet 2009;373:1462.

3 L’uso promiscuo delle penne per insulina

Le penne per insulina multidose devono essere usate da un solo paziente, l’uso dello stesso dispositivo per la somministrazione in più pazienti pone a rischio di infezioni. E’ l’allarme lanciato dalla Food and Drug Admnistration dopo la segnalazione giunta da due ospedali statunitensi. Nell’indagine è emerso che all’Army Medical Center di El Paso, in Texas, nell’agosto 2007 sono state introdotte le penne multidose di insulina per trattare i soggetti diabetici. Da quel momento al gennaio 2009, quando è stato fatto un controllo, lo staff assistenziale usava lo stesso dispositivo per più pazienti (in totale 2.114) semplicemente cambiando l’ago monouso ma non la penna stessa o la cartuccia di insulina. Visto che l’episodio è accaduto in un ospedale militare, la sanità a stellette d’oltreoceano ha condotto un’inchiesta in tutti i suoi ospedali e ha scoperto che in un altro centro, il Bayne-Jones Army Community Hospital di Fort Polk in Louisiana, era prassi comune l’uso su più pazienti della stessa penna per insulina.

In pratica
L’FDA ricorda che le penne multidose devono essere personali e usate su un solo paziente, in caso contrario si pone a rischio il soggetto per malattie trasmissibili con il sangue e, in particolare, epatite B, epatite C e AIDS.
Gli operatori sanitari devono essere formati al riguardo e i pazienti informati sulle modalità d’uso.

Bibliografia
Kuehn B. FDA warns against shared insulin pens. JAMA 2009;301:1527.
L’allerta dell’FDA.

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