N. 40 - 27 February 2009
|
numero 40 27 Feb 2009 |
numero 40 - 27 febbraio 2009 In questo numero: 1 SSRI e rischio suicidio Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) aumentano il rischio di tentato suicidio e di suicidio portato a termine negli adolescenti depressi, mentre il loro uso sembra addirittura protettivo nel caso degli adulti e degli anziani depressi. E’ questa la conclusione di una revisione sistematica, condotta dal gruppo di psichiatri dell’Università di Verona coordinato da Corrado Barbui, che getta luce su una questione a oggi controversa, se cioè la terapia antidepressiva con questi farmaci possa avere come effetto avverso un aumento del numero di suicidi. Sono stati identificati otto studi che hanno coinvolto più di 200.000 pazienti con una depressione moderata o grave. L’uso degli SSRI aumentava il rischio di tentato suicidio o di suicidio portato a termine negli adolescenti (odds ratio 1,92, limiti di confidenza al 95% da 1,51 a 2,44), mentre riduceva tale rischio negli adulti (odds ratio 0,57, limiti di confidenza al 95% da 0,40 a 0,70), con un’azione particolarmente protettiva nei soggetti oltre i 65 anni (odds ratio 0,46, limiti di confidenza al 95% da 0,27 a 0,79). Questi dati erano ancora più marcati se riferiti ai soli suicidi portati a termine (adolescenti, odds ratio 5,81, limiti di confidenza da 1,57 a 21,51; adulti, odds ratio 0,66, limiti di confidenza al 95% da 0,52 a 0,83; anziani, odds ratio 0,53, limiti di confidenza al 95% da 0,26 a 1,06). In pratica C, Esposito E, et al. Selective serotonin reuptake inhibitors and risk of suicide: a systematic review of observational studies. CMAJ 2009;180:291-7. 2 Atomoxetina e lesioni epatiche Nell’ambito delle sue attività di controllo post marketing, la FDA statunitense richiama l’attenzione sulle lesioni epatiche da atomoxetina, il farmaco usato per il disturbo da deficit attentivo con iperattività (ADHD) nei bambini. Prima del 2004 (il farmaco è entrato in commercio oltreoceano nel 2002, molto più tardi in Italia) erano giunte all’FDA due segnalazioni di epatite indotta da atomoxetina. Dal 2005 a marzo 2008 sono arrivate altre sei segnalazioni, per cui è stata modificata la scheda tecnica del farmaco per segnalare questo possibile evento. Dei sei casi, uno (l’unico in età adulta) è morto, quattro hanno avuto un recupero completo della funzione epatica dopo sospensione del farmaco e uno non è guarito completamente. Tutto ciò su un numero stimato di 3,3 milioni di soggetti che hanno ricevuto il farmaco negli Stati Uniti. Non è stato possibile comunque per mancanza di dati determinare il legame diretto tra assunzione del farmaco e morte da insufficienza epatica nel caso letale. Nella maggior parte dei casi l’evento avverso si manifestava con la comparsa di ittero e uno o più sintomi tra cui stanchezza, perdita dell’appetito, dolore addominale, nausea o vomito. Gli esami di funzionalità epatica erano alterati ma con diversa intensità.
In pratica In Italia la prescrizione del farmaco è vincolata a un apposito Registro coordinato dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con l’AIFA. La prescrizione è vincolata alla predisposizione di un piano terapeutico semestrale da parte di appositi centri clinici accreditati presso le regioni e le province autonome al fine di garantire l’accuratezza diagnostica, evitare l’uso improprio del medicinale e verificarne gli effetti positivi e negativi. Il medico deve comunque: informare il paziente sui possibili rischi di insufficienza epatica dire al paziente di avvertire subito il medico in caso di sintomi quali stanchezza, perdita di appetito, nausea, vomito, prurito, urine scure, ittero, dolore addominale o sintomi influenzali inspiegati valutare la funzionalità epatica in caso di questi sintomi interrompere la terapia con atomoxetina e non riprenderla se il paziente ha ittero o una modifica della funzionalità epatica segnalare ogni caso di lesione epatica alla Rete nazionale di farmacovigilanza.
Per saperne di più Il comunicato della FDA.
3 Meno terapia sostitutiva meno cancro della mammella La diminuzione dei casi di cancro della mammella che si è registrata negli ultimi anni in gran parte dei paesi occidentali è secondaria alla drastica riduzione nell’uso della terapia ormonale sostitutiva in menopausa. A fugare i dubbi al riguardo è la pubblicazione di uno studio osservazionale che ha fatto seguito al trial clinico WHI che nel 2002 era stato interrotto proprio per i dati che dimostravano un chiaro aumento di cancro della mammella nelle donne trattate. A distanza di cinque anni nella popolazione generale si è osservata una flessione dei casi di cancro della mammella, secondo alcuni legata a un diverso accesso alla mammografia e per altri (la maggior parte) alla cessazione della terapia ormonale sostitutiva. Seguendo nel tempo le donne dello studio WHI che erano divise in due gruppi (trattate con estroprogestinici e trattate con placebo) dopo la sospensione dello studio e quindi della terapia in corso, è emerso che l’incidenza di cancro della mammella nel 2002 era doppia nelle donne che avevano utilizzato la terapia sostitutiva (hazard ratio 2) rispetto a quelle trattate con placebo, mentre il rischio si riduceva drasticamente dopo due anni (p=0,004 per la tendenza), raggiungendo un valore pari a 1. In particolare la riduzione dell’incidenza annualizzata di cancro della mammella dal 2002 al 2003 era del 43% (da 122 casi nel 2002 a 68 casi nel 2003). In pratica Bibliografia 4 Anestetici topici: precauzioni per l’uso Gli anestetici topici da banco vanno usati con le dovute precauzioni. Lo sostiene la Food and Drug Administration statunitense che ha pubblicato nel suo sito un alert dopo la segnalazione di eventi avversi anche gravi legati all’assorbimento sistemico degli anestetici topici (lidocaina, tetracaina, benzocaina, prilocaina) usati in forma di crema, unguento o gel. Gli eventi gravi sarebbero stati disturbi del ritmo cardiaco, crisi convulsive, difficoltà respiratorie fino al coma e in due casi la morte. Nei casi mortali due donne erano strate trattate con un anestetico locale prima di procedere a una depilazione laser. Gli anestetici locali vengono anche a volte impiegati per ridurre il fastidio durante l’esecuzione di una mammografia. Un recente studio al riguardo non ha però rilevato alcun rischio di eventi avversi anche se le donne trattate erano poche e occorrono quindi conferme sui grandi numeri.
In pratica Occorre usare farmaci anestetici locali solo quando strettamente necessario. Qualora ne sia indispensabile l’uso si ricorda di:
Per saperne di più Il comunicato della FDA statunitense
|
Saturday 4 May 2024
| Gestore della sperimentazione
| ottimizzato 800x600
© 2005-2024 Agenzia Italiana del Farmaco - Ministero della Salute |