N. 31 - 18 September 2008
numero 31
18 Sep 2008

Numero 31 - 18 settembre 2008

In questo numero:
Medicine ayurvediche con metalli tossici
Steroidi nei bambini e rischio osteopenia
Ipomagnesiemia da omeprazolo

1 Attenzione alle medicine ayurvediche

Le medicine ayurvediche in vendita in Internet contengono in un caso su cinque tracce di piombo, mercurio e arsenico a concentrazioni nocive per la salute.
A sottolineare ancora una volta che naturale non significa per forza sicuro è un gruppo di medici del Boston Medical Center nel Massachusetts, Stati Uniti, che ha acquistato in vari siti americani e indiani 193 prodotti di medicina ayurvedica al fine di sottoporli a una spettroscopia a fluorescenza per rilevare tracce di metalli. La ricerca nasce dall’osservazione che in alcune fasi della preparazione dei prodotti ayurvedici le erbe vengono poste a contatto con metalli, minerali e gemme secondo una procedura detta rasa shastra. All’analisi è emerso che il 20,7% dei prodotti contenevano metalli, in particolare quelli per i quali era dichiarata la produzione attraverso il rasa shastra (40,6% dei campioni esaminati rispetto al 17,1% dei prodotti non ottenuti con il rasa shastra). Le concentrazioni di piombo, mercurio e arsenico in questi composti erano superiori alla soglia quotidiana di assunzione considerata tossica.

In pratica
L’acquisto di prodotti per la salute via Internet è da evitare non solo per i farmaci della farmacopea ufficiale ma anche per i prodotti delle medicine alternative, la cui efficacia non è peraltro dimostrata da studi controllati e randomizzati. I dati di questo studio mettono in guardia dall’utilizzare medicine ayurvediche in generale, visto che l’uso continuato potrebbe portare a intossicazioni anche gravi da piombo, mercurio o arsenico.

Bibliografia
Saper R, Phillips R, et al. Lead, mercury, and arsenic in US- and Indian-manifactured ayurvedic medicines sold via the internet. JAMA 2008;300:915-23.

2 Meglio la via inalatoria per gli steroidi nei bambini

La terapia con steroidi per bocca nei bambini con asma mette a rischio la corretta mineralizzazione ossea; le bambine, invece, sembrano essere protette dai propri estrogeni. E’ la conclusione in sintesi di uno studio prospettico che ha seguito per sette anni 531 bambini e 346 bambine con età compresa tra i 5 e i 12 anni con un’asma da lieve a moderata in terapia con brevi cicli di steroidi per bocca o con terapia inalatoria steroidea. A tutti i partecipanti sono state fatte densitometrie ossee seriali per valutare l’apposizione ossea.
I cicli di steroidi per bocca riducevano nei maschi la deposizione di minerale nell’osso in maniera direttamente proporzionale alla dose, con un effetto negativo massimo con più di cinque cicli di terapia, cui corrispondeva un aumento progressivo del rischio di osteopenia (14% da uno a quattro cicli, 21% da cinque cicli in su). Nelle bambine la terapia steroidea non influenzava invece la deposizione di osso. I dati relativi alla somministrazione di steroidi per via inalatoria sono un po’ più tranquillizzanti in quanto, pur essendoci nei maschi una riduzione molto più modesta della deposizione ossea, non è stato rilevato un aumento del rischio di osteopenia.

In pratica
Quando si deve somministrare una terapia steroidea a un bambino con asma è sempre meglio, se possibile, prediligere la via inalatoria. Nel caso si debba ricorrere alla via orale, occorre ridurre al minimo i dosaggi e la durata del ciclo terapeutico. Così facendo si può ridurre il rischio di osteopenia.

Bibliografia
Kelly W, Van Natta M, et al. Effect of long-term corticosteroid use on bone mineral density in children: a prospective longitudinal assessment in the Childhood Asthma Management Program (CAMP) Study. Pediatrics 2008;122:e53-e61.

3 L’omeprazolo abbassa il magnesio?

L’uso continuo di omeprazolo potrebbe causare in alcuni soggetti un’ipomagnesiemia. A lanciare il segnale è un articolo del British Medical Journal che riferisce la storia di due pazienti di 78 e 81 anni con ipokaliemia e ipocalcemia cronica che non rispondevano alle terapie poste in atto. Si è così scoperto che gli squilibri elettrolitici erano in realtà secondari a un’ipomagnesiemia. Entrambi i pazienti erano in trattamento con omeprazolo, la cui sospensione ha risolto il quadro clinico e laboratoristico.
Non è chiaro come il farmaco possa determinare un deficit di magnesio; gli autori ipotizzano che l’omeprazolo interferisca con l’assorbimento del magnesio che richiede un basso pH gastrico. In realtà finora non ci sono prove che l’uso di omeprazolo, almeno a breve termine, interferisca con l’assorbimento del magnesio.

In pratica
Considerato l’ampio uso dell’omeprazolo è ipotizzabile che il deficit di magnesio legato alla terapia debba avere altre concause per manifestarsi. Va detto, però, che non è facile riconoscere i sintomi di una ipomagnesiemia e che spesso vengono alla luce gli squilibri elettrolitici secondari alla carenza di magnesio (come nei due casi citati) non risalendo poi alla vera origine del disturbo. Nell’attesa di ulteriori studi è bene controllare i valori di magnesio dei pazienti in terapia con omeprazolo qualora emergano squilibri di potassiemia e calcemia.

Bibliografia
Shabajee N, Lamb E, et al. Omeprazole and refractory hypomagnesaemia. Br Med J 2008;337:a425

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