N. 25 - 25 May 2008
numero 25
25 May 2008

n. 25 - 25 maggio 2008

In questo numero:
Rischio sartani in gravidanza
Attenzione ai disturbi psichiatrici in corso di epatite C
Micofenolato mofetile
teratogeno

1 Niente sartani durante la gravidanza

I sartani, gli antagonisti recettoriali dell’angiotensina II usati soprattutto come antipertensivi, non vanno somministrati nel secondo e terzo trimestre di gravidanza per il rischio di danni al nascituro; i dati relativi all’uso nel primo trimestre di gravidanza sono invece ancora incerti.
Queste in sintesi sono le conclusioni del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMEA che ha effettuato una revisione della sicurezza in gravidanza dei sartani, confermando la controindicazione all’uso nel secondo e terzo trimestre di gravidanza già presente nelle schede tecniche di questi farmaci. Riguardo all’uso nel primo trimestre, il CHMP ha concluso che non ci sono prove sufficienti per stabilire se c’è un rischio per il nascituro quando i sartani sono assunti durante questo periodo. Pertanto gli stampati di tutti i sartani non dovranno riportare la controindicazione in questo periodo ma solo un’avvertenza per raccomandare che nel primo trimestre l’uso dovrebbe essere evitato e che, nei casi in cui sia stata pianificata o accertata una gravidanza, la donna già in trattamento con un sartano dovrebbe passare ad altri trattamenti più sicuri.

In pratica
Una controindicazione in gravidanza significa che il farmaco non deve mai essere somministrato, per motivi di sicurezza, durante tutta la gravidanza o limitatamente a un determinato periodo (in questo caso il secondo e il terzo trimestre).
Quando invece si parla di un’avvertenza l’uso del farmaco sarebbe preferibilmente da evitare durante l’intera gravidanza ma potrebbe essere somministrato in caso di stretta necessità.
Le donne in età fertile e trattate con sartani dovrebbero comunque essere avvertite del rischio in caso di eventuale gravidanza e qualora siano intenzionate ad avere un figlio dovrebbero cambiare farmaco antipertensivo, a meno che l’uso del sartano sia indispensabile.

Per saperne di più
Il comunicato stampa dell’AIFA
Il comunicato stampa dell’EMEA

2 Disturbi psichiatrici e terapia dell’epatite C

L’Agenzia del farmaco francese (AFSSAPS) ha pubblicato la relazione di un gruppo di lavoro che si è dedicato all’analisi della comparsa di eventi avversi psichiatrici nei pazienti con epatite C trattati con peginterferone alfa e ribavirina. Non è ancora certo se ci sia un legame tra l’uso dei farmaci e la comparsa di disturbi psichiatrici, ma nell’attesa di poter far chiarezza al riguardo gli specialisti hanno prodotto una serie di raccomandazioni di cui tener conto quando si decide di iniziare la terapia in caso di epatite C.
I disturbi psichiatrici segnalati in letteratura in pazienti trattati con questi farmaci vanno da sintomi depressivi a stati d’ansia, da disturbi dell’umore e del comportamento (con aggressività, impulsività, irritabilità e iperemotività) a tentativi di suicidio e suicidio. Il meccanismo alla base di questa associazione non è noto e non si esclude neppure che l’infezione stessa di per sé possa condizionare la comparsa di tali disturbi.

In pratica
Gli esperti francesi danno consigli per le varie fasi del trattamento.
Prima di iniziare un trattamento:
  • chiedere una consulenza psichiatrica in caso di pazienti con storia di disturbi psichiatrici rilevanti
  • stabilizzare lo stato psichiatrico del paziente prima di iniziare la terapia
  • informare il paziente dei rischi del trattamento
Durante il trattamento:
  • chiedere una consultazione psichiatrica in caso di comparsa di disturbi della sfera psichiatrica
  • rivalutare il trattamento per l’epatite C in caso di comparsa di disturbi psichiatrici gravi
  • in caso di sintomi depressivi usare in prima battuta un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina
Dopo il trattamento:
  • seguire nel tempo lo stato psichiatrico del paziente perché sono stati segnalati disturbi anche parecchi mesi dopo l’interruzione della terapia.

Per saperne di più
AFSSAPS. Evaluation et prise en charge des troubles psychiatriques chez le patients adultes infectés par le virus de l’hépatite C et traités par (peg) interféron alfa et ribavirine. 2008, maggio

3 Effetti teratogeni del micofenolato mofetile

Il micofenolato mofetile aumenta il rischio di aborto e ha un effetto teratogeno. Sono queste le conclusioni reiterate dall’FDA, dopo l’analisi di studi pubblicati e non pubblicati sull’uso di questo farmaco in corso di gravidanza. La molecola, grazie alla sua azione immunosoppressiva, viene impiegata dopo un trapianto e in alcune malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico.
Nel Registro nazionale statunitense dei trapianti sono stati registrati 33 casi di donne gravide esposte al farmaco perché già in terapia prima del concepimento: 15 (45%) hanno avuto un aborto spontaneo, le restanti 18 hanno portato a termine la gravidanza, ma quattro di queste hanno dato alla luce un neonato con malformazioni (microtia o anotia bilaterale a volte accompagnate da atresia del canale uditivo, palatoschisi). L’incidenza di malformazioni (22% delle donne che hanno portato a termine la gravidanza) è di gran lunga superiore a quella osservata in donne sottoposte a trapianto e trattate con altri farmaci (4-5%). Questi dati preoccupanti si intersecano a quelli che vengono dall’azienda produttrice rispetto alle attività di controllo post marketing: in tutto sono state esposte al farmaco durante la gravidanza 77 donne, 25 delle quali hanno avuto un aborto spontaneo e 14 un neonato con malformazioni (in sei casi malformazioni dell’orecchio).

In pratica
Prima di prescrivere il micofenolato mofetile il medico deve:
  • fornire alla donna informazioni sui possibili rischi in caso di gravidanza;
  • fornire un adeguato counselling sulla necessità di iniziare subito una contraccezione, ricordando che in caso di uso della pillola anticoncezionale può aversi una minore efficacia protettiva perché il micofenolato mofetile riduce i livelli ematici degli ormoni;
  • fornire indicazioni sul corretto uso dei metodi contraccettivi, in particolare consigliare di usare due metodi contraccettivi efficaci e non solo uno;
  • avere certezza attraverso un test sulle urine che la donna non sia gravida.
Per saperne di più
Il comunicato della FDA

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