N. 20 - 16 November 2007
numero 20
16 Nov 2007

n. 20 - 16 novembre 2007

In questo numero:
Ansia e depressione da rimonabant
I rapporti tra cancro della cervice e pillola anticoncezionale
Polmonite da pneumocisti e infliximab

1 Eventi psichiatrici da rimonabant

La terapia con rimonabant per ridurre il peso si accompagna a importanti effetti avversi in ambito psichiatrico. Il segnale arriva da una metanalisi condotta dal Dipartimento di nutrizione umana dell’Università di Copenaghen, dopo che la FDA aveva trovato un aumento del rischio di suicidio nei pazienti trattati con il farmaco.
Grazie alla revisione della letteratura sono stati selezionati 4 studi controllati e randomizzati per un totale di 4.105 soggetti obesi che erano stati randomizzati a ricevere rimonabant (20 mg al giorno) o placebo. All’analisi cumulativa dei dati a un anno di follow up il rimonabant si è dimostrato efficace, vista la riduzione media di 4,7 kg rispetto al gruppo di controllo. A fronte di questo risultato, però, stanno gli eventi avversi: i pazienti trattati con rimonabant avevano una probabilità del 40% superiore di avere un evento avverso in generale (odds ratio 1,4, p=0,0007, numero di casi da trattare per osservare un evento avverso 25) e di averne uno grave in particolare (numero di casi da trattare per osservare un evento avverso grave 59). Inoltre i soggetti in terapia avevano una probabilità 2,5 volte maggiore di abbandonare lo studio per la comparsa di un disturbo depressivo (numero di casi da trattare per osservare un evento avverso depressivo 49) e tre volte superiore di interrompere il trattamento per la comparsa di disturbi ansiosi (numero di casi da trattare per osservare un evento avverso ansioso 166). Tali osservazioni sono ancora più incisive se si pensa che nel protocollo di studio i soggetti con depressione o ansia erano esclusi dall’arruolamento.

In pratica
L’uso del rimonabant porta a una riduzione del peso corporeo nei soggetti obesi a un anno di follow up. Questo non significa che la riduzione sia mantenuta più a lungo, visto il classico andamento a “yo-yo” del peso dei soggetti obesi che si sottopongono a diete o a terapie farmacologiche. La segnalazione di eventi avversi psichiatrici desta preoccupazione, soprattutto se unita a quella dell’FDA sull’aumento del rischio di suicidio. Gli autori della ricerca raccomandano pertanto grande cautela, soprattutto nei soggetti che già hanno o hanno avuto sintomi di ansia o depressione.

Bibliografia
Christensen R, Kristensen P, et al. Efficacy and safety of weight-loss during rimonabant: a meta-analysis of randomised trials. Lancet 2007;370:1706-13.

2 Il legame tra pillola anticoncezionale e cancro della cervice

Le donne che ricorrono alla pillola contraccettiva hanno un rischio aumentato di cancro della cervice uterina dopo i 50 anni di età. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione riconosce la terapia ormonale contracettiva per bocca come una causa di cancro della cervice; per definire meglio il rischio reale e il suo andamento nel tempo un folto gruppo di epidemiologi britannici ha condotto un’analisi su 24 studi di popolazione fatti in varie parti del mondo. Sono state così valutate 16.573 donne con cancro della cervice uterina e 35.509 donne senza cancro, sulla base dell’uso o meno della pillola anticoncezionale nel loro passato e di svariati fattori (età, numero di partner sessuali, età al primo rapporto, parità, fumo, screening).
E’ emerso che la pillola aumentava il rischio di cancro della cervice (rischio relativo per le donne che ne avevano fatto uso per più di 5 anni 1,90, limiti di confidenza al 95% da 1,69 a 2,13) tanto più quanto più lunga era stata l’assunzione. Una volta cessato l’uso, però, si aveva una riduzione del rischio che dopo dieci anni tornava analogo a quello delle donne che non avevano mai fatto uso di pillola. I ricercatori hanno anche fatto una stima dell’incidenza cumulativa di cancro della cervice all’età di 50 anni: questa era maggiore per le donne trattate per un decennio (tra i 20 e i 30 anni di età) con la pillola (da 3,8 per mille nelle non utilizzatrici a 4,5 per mille), mentre la differenza era più attenuata in quelle trattate per 5 anni o meno (da 3,8 a 4,0).

In pratica
La conferma di un aumento di rischio di cancro della cervice nelle donne che fanno uso per molti anni della pillola contraccettiva deve sempre far considerare al medico gli altri fattori di rischio che una donna ha prima di prescriverle la terapia ormonale. In particolare non è chiaro quali siano i rapporti tra uso di pillola e infezione da HPV.

Bibliografia
International Collaboration of Epidemiological Studies of Cervical Cancer. Cervical cancer and hormonal contraceptives: collaborative reanalysis of individual data for 16.573 women with cervical cancer and 35.509 women without cervical cancer from 24 epidemiological studies. Lancet 2007;370:1.609-21.

3 Pneumocistosi associata a infliximab

La polmonite da pneumocisti è più frequente nei pazienti con artrite reumatoide trattati con infliximab. Dati giapponesi sulla sorveglianza post marketing del farmaco indicano infatti un aumento dell’incidenza. Per capire quali pazienti trattati siano più a rischio di sviluppare questa complicanza, tre medici dell’Università di Tokio hanno analizzato la storia clinica di 21 pazienti trattati con infliximab che hanno sviluppato una polmonite da pneumocisti (in due casi certa e in 19 presunta) e 102 controlli. La terapia posta in atto era di 3 mg del farmaco per kg di peso ogni 8 settimane in soggetti già in trattamento con metotrexato. All’analisi retrospettiva dei dati i pazienti con polmonite avevano un’età maggiore (età mediana 65 anni rispetto ai 55 anni dei controlli) una maggior prevalenza di malattie polmonari preesistenti (47,6% rispetto a 10,8%) ed erano stati trattati con dosi quotidiane più alte di prednisolone (7,5 mg rispetto a 5 mg). Se i tre fattori erano copresenti la probabilità cumulativa stimata di avere una polmonite da pneumocisti era attorno all’80%.

In pratica
L’uso dei farmaci biologici è sottoposto a una stretta sorveglianza post marketing, con studi in corso anche in Italia finanziati dall’AIFA. Vista la loro azione, che tende a ridurre le difese immunitarie, uno degli eventi avversi più temuti è la comparsa di infezioni anche gravi, tra queste la polmonite da pneumocisti. Le caratteristiche del paziente vanno sempre considerate prima di prescrivere una terapia con infliximab e in alcuni casi particolari potrebbe addirittura trovare indicazione in futuro una profilassi anti pneumocisti.

Bibliografia
Harigai M, Koike R e Miyasaka N. Pneumocystis pneumonia associated with infliximab in Japan. N Engl J Med 2007;357:1874-5.

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