N. 13 - 26 July 2007
numero 13
26 Jul 2007

n. 13 - 26 luglio 2007

In questo numero:
Ritiro dal commercio della veralipride
Le pneumopatie interstiziali da farmaco
Nuova controindicazione per il rimonabant

1 La veralipride verrà ritirata dopo la fine di Settembre 2007

Il Comitato scientifico per i prodotti medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea dei medicinali (EMEA) ha deciso che il rapporto beneficio/rischio della veralipride (Agradil®)non è favorevole e ha quindi raccomandato il ritiro delle Autorizzazioni all’immissione in commercio rilasciate in Europa. Ciò significa che il prodotto non sarà più disponibile per la prescrizione dopo la fine di settembre 2007.
Usata da una trentina d’anni (era stata approvata nel 1979) per il trattamento dei sintomi vasomotori associati alla menopausa, la veralipride ha però rilevanti effetti avversi a livello del sistema nervoso a causa della sua azione dopamino antagonista, con comparsa di disturbi extrapiramidali, in particolare la discinesia tardiva, potenzialmente irreversibile, e di disturbi psichiatrici, come ansia e depressione.

In pratica
La ratifica della decisione del CHMP avverrà entro pochi mesi, nel frattempo si consiglia di:
  • non iniziare alcuna nuova prescrizione di veralipride
  • informare i pazienti attualmente in trattamento con veralipride del ritiro dal commercio
  • invitare i pazienti attualmente in terapia a ridurre progressivamente la dose del farmaco
  • valutare, se necessario, la possibilità di trattamenti alternativi.
Poiché la brusca interruzione del farmaco può comportare, in alcune pazienti, la comparsa di ansia, insonnia e depressione, è meglio ridurre gradualmente la posologia della veralipride nell’arco di una o due settimane (per esempio: 1 capsula a giorni alterni per una settimana seguita da una capsula ogni 3 giorni nella settimana successiva).
Per saperne di più
Comunicato stampa dell'EMEA
Nota informativa su veralipride
Domande e risposte sulla veralipride

2 Relazioni pericolose tra farmaci e polmone

Occorre pensare a una possibile pneumopatia interstiziale da farmaco in caso di sintomi respiratori non altrimenti catalogabili. E’ questo il segnale di allerta che viene lanciato dalle pagine di Prescrire e che richiama l’attenzione su questa condizione spesso trascurata.
Sintomi e segni della malattia non sono specifici: tosse, dispnea, fatica, perdita di peso, talvolta invece sintomi acuti più simili a un episodio pseudoinfluenzale. Nei casi in cui tale quadro non è chiaro bisogna valutare la terapia in atto per altre condizioni perché alcuni farmaci possono provocare una fibrosi polmonare che, solo se riconosciuta per tempo, è reversibile con la sospensione del trattamento in causa.
Capofila dei farmaci da indagare è l’amiodarone, che causa effetti polmonari frequenti e gravi, di solito con un effetto dose-dipendente, con l’aggravante che a causa della lunga emivita del farmaco gli effetti indesiderati possono prolungarsi per mesi. A ruota seguono il metotrexato, che causerebbe effetti indesiderati polmonari nel 3-7% dei pazienti trattati, alcuni chemioterapici antineoplastici (bleomicina, cisplatino, busulfan, carmustina, ciclofosfamide, mitomicina), gli inibitori della tirosina chinasi come il gefitinib, alcuni antiandrogeni non steroidei, la nitrofurantoina (che causerebbe 1 pneumopatia acuta grave ogni 5.000 prescrizioni), la paraffina e altri ancora.

In pratica
Il consiglio è di non sottovalutare mai i sintomi respiratori ponendo sempre mente al possibile legame tra disturbi e terapia in atto.
Tale accortezza è ancora più importante per la reversibilità della condizione che c’è solo se non si è ancora determinata una situazione di fibrosi grave e diffusa.

Bibliografia
Anonimo. Les pneumopathies interstitielles dues a des medicaments. Prescrire 2007;27:510-2

3 Rischio depressione con il rimonabant

Il rimonabant non è ancora in commercio in Italia, anche se alcuni pazienti lo usano tramite acquisti nei paesi vicini o tramite internet. E' quindi importante sapere che le controindicazioni al rimonabant vengono già arricchite da un’importante tassello: il farmaco usato nella terapia dell’obesità non va somministrato ai soggetti con depressione maggiore o in terapia con farmaci antidepressivi, per il rischio di eventi avversi psichiatrici.
Il rimonabant è indicato, in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico, nel trattamento dei pazienti adulti che siano:
obesi (molto sovrappeso) con un indice di massa corporea maggiore o uguale a 30 kg/m2
sovrappeso (con indice di massa corporea maggiore o uguale a 27 kg/m2) e che abbiano altri fattori di rischio quali il diabete di tipo 2 o una dislipidemia.
Già al momento dell’autorizzazione alla commercializzazione era stata inserita un’avvertenza riguardo alla depressione, ora questa viene trasformata in una vera e propria controindicazione all’uso. In sostanza, il rischio di depressione è circa raddoppiato nei pazienti in terapia con rimonabant e in una piccola minoranza di casi può condurre a ideazioni suicidarie e a tentati suicidi.
Va sottolineato che il rischio maggiore di depressione riguarda tutti i pazienti, ma può essere aumentato in quelli con storia di depressione.

In pratica
  • Occorre informare i pazienti sul rischio di depressione aumentato usando il farmaco.
  • Non va prescritto il farmaco in caso di depressione in atto o di storia pregressa di depressione.
  • I pazienti che cominciano ad avere sintomi di depressione mentre prendono il rimonabant devono consultare il proprio medico, e il trattamento va interrotto.

Per saperne di più
Comunicato stampa dell'EMEA
Domande e risposte sulla sicurezza di Rimonabant

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